Per il 48° Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, ultime battute in Piazza Grande: danza contemporanea basata sull'improvvisazione, e tradizionale concertone conclusivo
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Si comincia con Improvvisi e con gli studenti del Laboratorio di improvvisazione per danzatori e musicisti varato e guidato dal coreografo Giorgio Rossi e dal pianista Livio Minafra. Qui, in questa esibizione collettiva, nulla volutamente è programmato in partenza, tutto è lasciato libero alla spontaneità ed all'impulso del momento. Una ventina di ballerini, in maggioranza giovani e giovanissimi, si scatena in libertà sul palcoscenico apprestato per loro, accompagnati da alcuni musicisti ad accompagnarne le evoluzioni. Vediamo usare sax, chitarre, piano e percussioni, mentre una cantante vi fonde la sua voce; ma a tratti i musicisti depongono i loro strumenti e si uniscono ai danzatori, mentre alcuni danzatori a loro volta si mettono a suonare. Un caos solo apparente, un intreccio liberatorio e bellissimo, un vortice che parrebbe non aver fine.
Il palco ora ospita un unico danzatore
Segue poi una creazione coreografica inedita, poiché all'insegna pur'essa dell'estemporaneità. Agata è infatti un assolo dello stesso Giorgio Rossi, sostenuto da musiche jazz create liberamente al momento al piano da Livio Minafra, in un susseguirsi di movimenti in bilico tra clowneria, acrobazia e danza pura, libera da stile e forma.
Lo snodabilissimo danzatore/coreografo varesino – che proprio al Cantiere produsse nel 1984 il suo primo assolo, Questo e quell'altro – si produce con garbato humour in una serie di minimalismi coreografici che culminano con la presa di possesso del pianoforte. Non della sua tastiera, ma proprio intrufolandocisi dentro. Una performance immaginifica, irresistibile, con continui sprazzi di comicità surreale. Che alla fine, fra l'altro - vedi che vuol dire ideare lì per lì - coinvolge in una coreografia a due financo una simpatica bimba che lo imitava volteggiando in mezzo al pubblico.
Finale in pompa magna
Il Cantiere 2023 non poteva terminare che con il consueto Concerto di chiusura, di nuovo in Piazza Grande. Gremitissima, con il pubblico a riempire ogni posto disponibile.
Di fronte al Duomo sta una formazione orchestrale di ampie dimensioni, ed è l'Orchestra Poliziana, composta da elementi del locale istituto musicale, studenti ed insegnanti. La sentiamo suonare con nitidezza e duttilità, dimostrando un affiatamento ammirevole per una formazione perennemente in divenire. Alla sua guida Daniele Giorgi, concertatore determinato e di notevole abilità, mette a frutto sino in fondo le sue potenzialità in un programma pot-pourri che si apre e chiude con musiche di Elgar, la Spanish Serenade e quattro dei sei numeri delle Scenes from the Bavarian Highlands. Brani che prevedono oltre all'orchestra l'imprescindibile apporto di una compagine corale mista: ed ecco all'uopo riuniti la Corale Poliziana e il Coro Harmonia Cantata – preparati da Judy Diodato e Raffaele Puccianti – per offrire un'impeccabile prestazione per morbidezza complessiva, bellezza timbrica e precisione d'intonazione.
Un Poulenc pianistico e veneziano
In mezzo, l'estroverso ed ironico Concerto per due pianoforti di Poulenc, creato a Venezia nel 1932. Composizione eclettica e leggera, eseguita brillantemente da Massimiliano Cuseri e Alessio Tiezzi, giovani pianisti pronti a metterne in luce con scioltezza ogni singolo dettaglio. E poi la colorata, smagliante Suite n. 2 da L'Arlesienne di Bizet/Guiraud: quattro piccoli momenti di preziosa invenzione melodica e dallo strumentale elegante, ottimo banco di prova per testare la capacità coloristiche e la flessibilità di un'orchestra. La quale, anche in questo caso, risponde prontamente. Alla fine, lunghissimi applausi per tutti.